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11 aprile 2010

La Casa popolare. Oramai una chimera. Qui si tocca con mano l'assoluta incapacità di governo.

"Oramai le case popolari sono in mano agli stranieri". "Danno precedenza a loro". "Noi italiani siamo sempre dietro". Quante volte abbiamo sentito queste parole mentre volantinavamo ai mercati.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza utilizzando i numeri non gli slogan.

Attualmente sono giacenti negli uffici del Comune di Milano 22.193 richieste per avere una casa di edilizia residenziale pubblica. Nell’elenco il 56% è straniero, il 44% italiano. A Roma su 33.000 domande solo il 7% è presentato da stranieri. Si può, quindi, dire che attualmente più stranieri (ricordiamoci però che solamente chi risiede da 5 anni può fare richiesta), che italiani hanno bisogno di una casa popolare.

Ma quanti stranieri abitano nelle case di edilizia residenziale pubblica? A Milano, su un patrimonio Aler di circa 68.000 abitazioni solo il 17,2% delle case popolari assegnate, ad oggi, ha un titolare straniero. Se si considera che gli immigrati residenti, sul totale della popolazione di Milano, si attesta sul 13%, il dato è di poco superiore e comunque in linea con la presenza in città.

Ancora più evidente il dato se si considerano le ultime assegnazioni effettuate: su 1591 case assegnate (una miseria), solo 403, pari al 25%, sono state assegnate a famiglie straniere. Quindi il 56% fa richiesta, ma alla fine solamente il 25%, negli ultimi due anni, ha potuto entrare in una casa popolare. Emerge un altro elemento allarmante: i single, italiani, in grande difficoltà. Che siano anziani o di mezz’età. Più d’una domanda su tre (7.825), arrivate negli uffici del Comune, porta la firma proprio di una persona senza coniuge o figli a carico. Quattromilacinquecento domande portano la firma di under 35. Con questi dati bisogna andare nei mercati. Denunciando a voce alta l’abbandono dei quartieri popolari. Denunciando l’assoluta assenza di una politica seria per l’abitare a Milano. Denunciando la mistificazione di chi, la Lega, al governo da 17 anni a Milano e da 15 in Lombardia, soffia sul fuoco della xenofobia, raccontando ai cittadini che il problema sono gli stranieri. La realtà è ben diversa: loro sono il problema. La loro assoluta inettitudine. La loro incapacità a governare una città complessa come Milano.