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25 luglio 2011

Penati, Sesto, area Falck e Gavio. Sono sbigottito. Non si può attendere.

La vicenda Penati pone nuovamente l'attenzione al codice etico del Pd. Nel documento, approvato dall'Assemblea Costituente il 16 febbraio 2008, si prevedono le dimissioni degli eletti in caso rinviati a giudizio per reati di mafia. Per corruzione e concussione si deve aspettare il primo grado di giudizio. Bisogna assolutamente cambiarlo. In caso di rinvio a giudizio la posizione di Filippo Penati sarebbe così compromessa da rendere inaccettabile la sua permanenza in Consiglio Regionale e negli organi di partito. Innanzi tutto il politico eletto non può pensare che la prescrizione equivalga ad una assoluzione, deve essere costretto, qualora desideri rimanere in carica, ad affrontare il processo. Bisogna poi modificare il Codice in modo da prevedere anche per la corruzione e la concussione, il rinvio a giudizio come motivo sufficiente per dimettersi dagli incarichi. Dagli atti poi possono emergere fatti comunque non rilevanti penalmente ma rilevanti politicamente. Per reati di corruzione può accadere che il politico non denunci. Ciò non è più possibile accettarlo. In ultimo, ma con crescente amarezza, mi tocca sottolineare che emerge sempre più con chiarezza il legame forte tra l'operazione gestita da Penati nel 2005 di acquisto delle quote possedute da Gavio nella Serravalle, con il sostegno alla scalata di quest'ultimo a Consorte per la proprietà di Bnl. Non so se si potrà mai provare il legame. Sono sbigottito. La scelta di acquistare quelle quote, al triplo del valore a cui Gavio le aveva acquistate l'anno precedente, getta un'ombra terribile sul comportamento, non solamente di Penati, ma di tutta la dirigenza dei Ds di quegli anni. Dopo aver ricevuto dalla Provincia di Milano 238 milioni e aver generato una plusvalenza di 176 milioni di euro, Gavio mise a disposizione 50 milioni di euro per sostenere la scalata di Consorte alla Bnl. Ora si parla di una somma versata dal braccio destro di Gavio a Di Caterina, che ora accusa Penati di avergli chiesto, in continuazione, finanziamenti.
Albertini denunciò la Provincia e una relazione peritale
eseguita su richiesta della Procura di Milano dichiarò che l'offerta era congrua. Per contro la Corte dei Conti ha censurato l'operazione ipotizzando il danno erariale e denunciando l'inutilità dell'operazione.
Sta di fatto che non è in discussione il valore del 15% di proprietà della Serravalle, anche, ma soprattutto se c'era accordo per legare l'operazione alla scalata di Unipol a Bnl, a cui Gavio contribuì, cosa di cui è convinto anche l'assessore Tabacci che ne ha parlato in aula consiliare in sede di replica agli interventi durante la discussione sulla seconda variazione al bilancio 2011 del Comune di Milano.
Penso che si debba agire. Se Penati dopo essersi dimesso da Vice Presidente e dalle cariche del partito, vuole rimanere nel Pd e rimanere Consigliere regionale. Venga audito dal Comitato dei Garanti e dalla Direzione del partito a livello regionale. Indichi la propria linea difensiva e si decida se aspettare la scelta della magistratura in merito al rinvio a giudizio, oppure sia meglio chiedergli un passo indietro immediato.