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22 settembre 2011

Quale futuro per l'Ortomercato?

Come ho detto in aula durante un intervento in articolo 21 nella seduta di consiglio del 12 settembre, sono ancora convinto della validità del piano di riqualificazione dell’area mercatale di via Lombroso, predisposto dalla dirigenza Sogemi. Piano che l'intero gruppo del Pd sostenne in aula con il proprio voto.
Penso sia ancora necessario un luogo in città per lo scambio dei prodotti ortofrutticoli e, se ho ben capito, neanche la Giunta.
Un luogo che garantisca la città per la qualità dei prodotti che da là vengono distribuiti nei mercati rionali, nei ristoranti e nelle trattorie della città e che sia luogo pubblico in cui possa essere praticato il controllo trasparente dei prezzi all’ingrosso.
Il Pd votò convinto questo piano di riqualificazione proprio perché su questi due temi propose due emendamenti accolti dall’allora maggioranza.
Penso che sia funzionale per il Comune di Milano riuscire a mantenere un controllo sia sui prezzi, sia sulla qualità, attraverso un consorzio o un mercato, direttamente gestito dal pubblico, perché sono convinto che proprio il tema della produzione agricola e quello relativo alla qualità dei prodotti alimentari, saranno centrali nel prossimo futuro della nostra regione e della nostra città.
Un terzo elemento che ci convinse ad approvare quel piano fu la piena convergenza che su quel progetto di sviluppo e di investimenti si era verificata. La dirigenza aveva ottenuto il sostegno dei grossisti, delle cooperative che in ortomercato lavorano e lavoreranno, dei dipendenti e delle organizzazioni sindacali.
È assolutamente legittimo che, soprattutto alla luce del bilancio Sogemi, presentato il 27 di luglio, successivamente all’approvazione del piano di riqualificazione, venga riposta molta attenzione su questo investimento da 130 milioni di euro, interamente recuperati, ci tengo a ricordare, tramite l'accensione di un mutuo, con garanzie fideiussorie del Comune di Milano e la valorizzazione di alcune aree contigue all’area di mercato.
Ora la Giunta prevede lo spostamento, la valorizzazione delle aree di via Lombroso, 200 milioni di euro, affidando ad un privato l’investimento per la nuova struttura, anche se, per il momento, la legge regionale vieta la gestione privata dei mercati.
Ma perché non immaginiamo di rivedere il piano riducendo ulteriormente l’area mercatale? Se l’investimento, pagato con i canoni e la valorizzazione delle aree dell’ex Macello, risultasse eccessivo, non si può immaginare di ridimensionarlo?
Ma davvero pensiamo di spendere qualche decina di milioni di euro, forse 80 (come scrive Il Giornale), per togliere definitivamente l’amianto, migliorare la viabilità e rendere più salubri le aree mercatali, per poi spostarle? E dove?
Il tutto entro quando? Ho la forte preoccupazione che un periodo lungo di transizione sia ingestibile. Il piano prevedeva la costruzione di piattaforme a temperatura controllata per lo scambio merci evitando che venissero stoccate sotto la pioggia o il sole, il miglioramento del controllo elettronico degli orari di entrata e uscita delle persone e la tracciabilità delle merci. Ho paura che non si riesca a reggere perché i grandi cambiamenti che ci sono stati negli ultimi mesi legati al tema della legalità, al tema del lavoro nero sono stati possibili grazie a regolamenti condivisi applicati con rigore. Un’unità di intenti tra dirigenza, dipendenti, grossiti, cooperative e organizzazioni sindacali che è stata trovata proprio grazie alle nuove prospettive che il piano offriva.
Lo spostamento può prevedere una fase di transizione di anni. Come si arriverà all’Expo sull’alimentazione nel 2015? Con quale mercato?