“Spero, continua, “che con il tempo sia questo ciò che conta
e ciò che dura e sono certissimo durerà.
Queste sono cose vere e documentabili”. E conclude: “Ripeto
mi auguro che queste cose si sappiano vedere e non si confondano con altre di
cui ovviamente nulla so e tutto ignoro”.
Non accetto questa lettura della vicenda e della società
italiana, né accetto l’etica in essa incardinata. Non l’accetto innanzi tutto si
svaluti l’opera di altri centri di ricerca, altri professori e altre
università, che senza creare un miliardo e mezzo di debiti svolgono il loro
lavoro con attenzione, professionalità e cura per il prossimo. In seconda
battuta il ragionamento di Cacciari non tiene conto di ciò che potrà ora
accadere. O meglio dovrà ora accadere. Come pensa che si possa rientrare dal
debito? Dalla sbornia di qualità e cura? Continueranno ad esistere i centri
ricerca? E le università? I macchinari unici al mondo che richiamavano
professori dagli Usa? Ricordiamo ancora che per tre mesi in estate e autunno i
fornitori hanno bloccato le consegne di reagenti per i laboratori e che sono in
forse i milioni del 5 X mille che difficilmente affluiranno nelle casse di un
ente che per mesi ha fatto parlare di sé per i fondi neri.
Ed infine la morale serpeggiante nel discorso di Cacciari.
Una morale che ci dice che se fai del bene non importa sapere come tu sia
riuscito a farlo. Ricordiamo che il San Raffaele era sì dedito al bene della
collettività, ma in competizione con altri ospedali a cui toglieva malati e
profitti. Di fatto come i partiti. Organizzazioni nate per il bene comune e che
rimangono in competizione legittima con altre analoghe organizzazioni.
Competizione oltre che legittima, moralmente per me, più accettabile
dell’analoga tra ospedali. Ed allora la morale potrebbe anche essere applicata a
chiunque si faccia corrompere per raccogliere fondi per un partito che Craxi
stesso, amicissimo di Verzé, voleva fosse applicata anche a lui.
Fermo restando che tutto il debito accumulato sia frutto
anche di reati (ancora da accertare) e che lo stesso debito sia stato
utilizzato unicamente per la cura, la ricerca e l’università. In caso contrario
e cioè se i reati, più o meno gravi, che hanno generato e nascosto il debito
fossero stati utili anche per interessi privati, la morale serpeggiante sarebbe
da applicare anche al mafioso che elargisce soldi e lavori a chi, portandogli
rispetto e adulandolo, appartiene alla sua comunità.