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13 luglio 2012

Un nuovo modello organizzativo per combattere il riciclaggio

Un cambio di paradigma. Un cambio di approccio anche culturale nel contrasto alle mafie. Questo ci ha proposto (vedi slides) Mario Turla, consulente per le banche per la normativa anti riciclaggio, durante la seduta della Commissione Antimafia del 13 luglio. Un'Amministrazione Comunale che non si limita a difendersi dalle mafie, ma le combatte a campo aperto, individuando il rischio di riciclaggio nel proprio territorio.
Non più, solamente, il controllo nell'assegnazione dei lavori pubblici, il controllo nei cantieri, i protocolli di legalità per alzare le asticelle ed evitare che grazie a gare, appalti e convenzioni con il pubblico i soldi del traffico di droga, delle estorsioni, dell'usura vengano reimpiegate nell'economia sana. Quanto un'azione di prevenzione e di sostegno offrendo elementi concreti a nuovi filoni di indagine.
Incrociando i moltissimi dati a nostra disposizione, si potrebbe evidenziare il rischio che quella persona, come prestanome, quel professionista, oppure quella azienda, quell'esercizio commerciale siano strumenti di riciclaggio del denaro sporco. Un meccanismo simile a ciò che avviene grazie alla normativa antiriciclaggio per gli intermediari finanziari, banche, notai, avvocati, commercialisti, obbligati a segnalare all'Uif (Unità di indagine finanziaria), organismo della Banca d'Italia, movimenti di denaro poco trasparenti e poco tracciabili.
Turla ha fatto presente che negli ultimi anni proprio grazie alle direttive europee e alla normativa nazionale di recepimento, si sono moltiplicate le segnalazioni, 50.000, nel 2011 e che la stessa Uif è in difficoltà a valutarle tutte. Ha sottolineato anche un dato piuttosto preoccupante: l'80 per cento delle segnalazioni vengono inviate dalle banche, solo nello 0,04 dei casi le segnalazioni giungono dai professionisti.
"E se le banche hanno piena conoscenza delle transazioni finanziarie e dei movimenti sul conto e ne possono conoscere i motivi, i comuni hanno in mano la vita delle persone" Isee, licenze edilizie e commerciali, multe, dati ottenuti dal PRA, consumi, anagrafe, dichiarazioni dei redditi.
L'Amministrazione Comunale, una volta individuati e soppesati gli indicatori per la lettura dei dati, una volta fatte le correlazioni e un'adeguata verifica, può segnalare all'autorità giudiziaria il rischio riciclaggio per quella persona o per quell'azienda o attività commerciale. 
Ricordo che proprio negli scorsi giorni tra i beni sequestrati a Milano a Mauro Russo, ex cutoliano, del clan Belforte di Marcianise, nel Casertano c’è il Gran Caffè Sforza. Ed è stato sequestrato anche il Samarani Café in piazza Diaz, nell'ambito dell'inchiesta della Dda sulla presunta cosca mafiosa dei D'Agosta.
Se portiamo alla memoria che, dal solo traffico di stupefacenti, le mafie fatturano 65 miliardi di euro all'anno, capiamo bene l'importanza di questa azione amministrativa che non è tra i compiti specifici dell'Ente, ma che risulta di grande valore in questa fase storica, per il significato enorme che assumerebbe nel valorizzare l'imprenditoria sana, salvaguardando la corretta e libera concorrenza tra imprese.