-->

19 giugno 2013

Whistleblowing rischi e zavorre culturali

Gentile Claudio Schirinzi, in merito al suo editoriale di oggi vorrei precisare quanto segue e contestare alcune sue affermazioni. Non solamente all'estero il whistleblowing funziona ed è realtà consolidata, non solamente Transparency ne fa una sua battaglia tematica in Italia e la richiama come procedura efficace durante l'ultima presentazione del report annuale sulla corruzione, ma anche l'impresa privata lo richiama come strumento utilizzato nelle indagini interne e più volte è stato citato lunedì pomeriggio durante l'annuale convegno dell'associazione componenti Organismi di Vigilanza legge 231/2001.
Un giornalista sa bene che i termini sono importanti. Creare una continuità di significato tra denuncia, spiata o delazione è assolutamente da spiegare. I rischi ci sono, è evidente. A noi piace sperimentare e correre rischi nella lotta alla corruzione, uno dei principali problemi della nostra comunità nazionale, unitamente alla presenza di mafie radicate e potenti e all'evasione fiscale. Al momento chiunque può scrivere una lettera anonima e spedirla. Penso ne giungano molte anche ai giornali. Con questa procedura, nel caso la segnalazione fosse anonima, si può interloquire con il segnalante, cosa impossibile nel caso precedente. Si può chiedere di circostanziare, si può capire se l'interesse pubblico è in gioco oppure unicamente questioni strettamente personali, legate a invidia o gelosia. Dubito che qualsiasi segnalazione giunga in Procura. Un conto è essere testimoni diretti, un conto è raccogliere anonimamente una segnalazione. Non abbiamo intenzione di intasare di spazzatura gli uffici del Tribunale. L'organismo di vigilanza stabilirà cosa fare, individuando criteri e procedure. Di grande valore sarebbe che proprio Transparency, indichi una persona che possa dirigerlo. Potrebbe accadere che una segnalazione arrivasse proprio avendo come oggetto un comportamento di un componente dell'organismo? Si. Nel caso la persona coinvolta si asterrà da ogni giudizio e non penso questo sia un'evenienza che possa mettere in dubbio la realizzazione del progetto da inserire nel Piano Anticorruzione. È altrettanto chiaro che se fossimo inondati da segnalazioni poco circostanziate frutto di paranoie o mitomanie la sperimentazione terminerebbe, trasmettendo un bruttissimo segnale non solamente all'Amministrazione Comunale. Penso che chi è onesto non si debba preoccupare del proprio operato. Dirigenti e funzionari lo dimostrano ogni giorno e sono esposti a minacce, intimidazioni, diffamazioni, quotidianamente e non saremo mai sufficientemente grati per la loro opera. Li difendiamo con convinzione. Infine è bene ricordare che le recenti indagini ci dicono che anche per corruzioni molto gravi, il politico e il funzionario, oltre che il faccendiere che dialoga con il funzionario, sono parte integrante del disegno criminoso. L'idea che tutto passi senza poter essere intercettato dalla macchina amministrativa è falso. Ci sono poi altri poteri ancora più forti? Si. Ci sono. Per loro abbiamo immaginato anche altre azioni.
Proprio recentemente, la commissione che presiedo ha costruito un ipotesi di lavoro, assunta dalla Giunta il 10 maggio, di applicazione, anche qui primo comune d'Italia, della legge 231/2007, normativa anti riciclaggio. David Gentili