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15 gennaio 2014

Milano si distingue ancora nell'eccellenza per le attenzioni previste nella lotta alla corruzione e alle mafie

Nella seduta del 15 gennaio della Commissione Antimafia, congiunta con la Commissione Referendum approvati - Iniziativa Popolare - Digitalizzazione - Trasparenza - Agenda Digitale, è stato presentato il Piano triennale di prevenzione della corruzione che verrà adottato dalla Giunta Comunale il 31 gennaio prossimo.
Il Piano, verificato e aggiornato annualmente, individua gli ambiti interni all’amministrazione comunale nei quali è più elevato il rischio di corruzione, valuta la probabilità del verificarsi di un evento corruttivo e definisce gli strumenti di prevenzione attraverso la formulazione di modelli operativi.
Gli aspetti peculiari e caratterizzanti del Piano del Comune di Milano sono diversi.
Innanzi tutto l’articolo 12 e l’introduzione del Whistleblowing nelle procedure sperimentali di prevenzione della corruzione.
Primo Comune in Italia.

Era il 17 giugno u.s. quando il Consiglio comunale di Milano ha approvato (con 27 voti a favore, 8 astenuti, zero contrari) la mozione che chiedeva alla Giunta di inserire nel Piano Anticorruzione, previsto dalla legge 190/2012 la procedura denominata Whistleblowing, destinata alla ricezione di segnalazioni provenienti dai dipendenti dell'ente, nel corso della propria attività lavorativa. È Transparency International Italia che, durante le audizioni in Commissione Antimafia, ha suggerito l'adozione del Whistleblowing.
Ora l'Amministrazione comunale si doterà di un Organismo di Vigilanza autonomo e indipendente che riceverà le segnalazioni d’interesse pubblico, circostanziate e in buona fede, anche anonime, inerenti reati, irregolarità o anomalie in relazione alla propria attività in seno alla Pubblica Amministrazione. Pericoli concernenti i reati di corruzione, concussione, peculato, turbativa d'asta.
Auspico e in Commissione, alla presenza di Virginio Carnevali, vice presidente di Transparency, l’ho fatto presente, che sia proprio Transparency, che ha suggerito la procedura, a presiedere l'organismo.

Di grande rilievo anche l’impegno del Sindaco e della Giunta ad approvare e sottoscrivere un codice etico che contenga specifiche regole volte a rafforzare la trasparenza, la legalità e la correttezza comportamentale all’interno dell’Ente, con particolare riferimento:
- ai doveri di astensione e al conflitto d’interessi;
- al divieto di accettazione di finanziamenti da enti, fondazioni-associazioni, nei quali l’amministratore svolga un ruolo direttivo o da concessionari o gestori di pubblici servizi, o soggetti privati che hanno rapporti di natura contrattuale con l’Ente Locale o che hanno domandato od ottenuto provvedimenti dal medesimo nei cinque anni precedenti, nell’ambito di procedimenti nei quali l’amministratore abbia svolto una funzione decisionale;
- alla non assunzione o svolgimento - nel caso di esercizio di poteri autoritativi o negoziali - di incarichi professionali o di attività lavorativa, presso soggetti privati destinatari di decisioni e attività.
La carta di Pisa, redatta da Avviso Pubblico, presentata nella Commissione Antimafia il 22 giugno 2012 che io ho sottoscritto, rappresenta un’ ottima base di partenza e su questo testo lavoreremo con la Giunta nella redazione del codice.

Terzo elemento che tengo a rilevare, sono i temi riguardanti le strategie e antidoti per combattere gli interessi mafiosi e in particolare il vuoto normativo che si è creato per i subappalti al disotto dei 150mila euro, che prima dell’entrata in vigore del Codice Antimafia erano coperti dalla certificazione camerale antimafia. Nel piano infatti, si prevede che si richieda la documentazione antimafia anche nel caso in cui la richiesta di subappalto, risulti essere di importo inferiore alla soglia minima di € 150.000, ma che sommata ad altre e riferita allo stesso contratto originale e alla medesima impresa, superi la predetta soglia di € 150.000.
E ancora, in riferimento a guardiania, trasporto terra e noli a caldo, si richiedono attenzioni che vanno ben oltre la normativa in essere e che tutelano maggiormente l'Amministrazione cosicché gli appalti pubblici non siano fonte di riciclaggio e guadagno per le mafie: la certificazione obbligatoria UE per il bitume, l'obbligo di depositare il contratto del servizio di guardiania e di trasporto terra e infine l'obbligo nel caso di nolo a caldo dell’autocertificazione antimafia non prevista attualmente da alcuna legge.
Ora bisognerà capire come le aziende partecipate adotteranno il piano, come lo integreranno con la normativa 231 del 2001, come l’Amministrazione Comunale potrà valutare le singole scelte che saranno adottate.