Ecco il testo di un appello che ho sottoscritto e che è stato firmato da persone di diversa impostazione politica, e che critica soprattutto il metodo che viene seguito nel cercare di riformare le istituzioni repubblicane. Sono particolarmente contrario alla cancellazione del bicameralismo perfetto. O meglio, non mi pare che il Parlamento italiano, l'intera nazione, sia preparata e sufficientemente matura per una semplificazione e velocizzazione eccessiva del percorso legislativo. Si è sempre detto che ci sono troppe leggi, poco chiare e spesso incoerenti. Perché rendere tutto più veloce e poco controllabile? Quante volte poi, ultima la questione sulla responsabilità civile dei magistrati, ci si è appellati alla seconda camera per correggere disattenzioni, strappi, accordicchi. Non c'è bisogno di cancellare il Senato. Si corrono seri rischi e inutilmente. Ci sono egregie soluzioni alternative, che farebbero risparmiare risorse, superiori anche a quelle risparmiate con la soluzione per il momento individuata.
- Scrivendo al sottoscritto (o a un altro dei primi firmatarari che eventualmente conoscete meglio),
- andando sul sito http://
noriformeimprovvisate. blogspot.it/ e commentando l'appello (i commenti sono moderati e quindi potrebbero non essere immediatamente visibili)
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Siamo persone di diversa estrazione politica, e firmiamo assieme questo appello perché siamo preoccupate per le modalità con cui l'attuale Governo e la maggioranza del Parlamento stanno impostando le riforme istituzionali.
Sgombriamo il dubbio da una questione: nessuno mette in discussione la possibilità di migliorare la Costituzione italiana; non è con la retorica della "Costituzione più bella del mondo" che si fanno gli interessi del Paese e delle future generazioni, anche sul lungo periodo; in diversi punti la Costituzione può - e forse deve - essere migliorata.
Ma l'approssimazione con cui si sta conducendo la riforma del Senato è deleteria: l'ultima polemica di questi giorni - riguardante l'immunità per i nuovi senatori - al di là del merito della questione è indice di un percorso non curato, non consapevole delle diverse implicazioni di ogni singola scelta costituzionale, che deve essere attentamente vagliata dal punto di vista "sistemico".
Siamo passati in pochi mesi da un Senato che doveva rappresentare i Sindaci, a uno che dovrebbe rappresentare le Regioni, come se fosse la stessa cosa. Senza entrare nel merito di quale possa essere la scelta eventualmente migliore, ci rendiamo conto che stiamo facendo una opzione di sistema piuttosto improvvisata?
Si tenga anche conto - nel valutare il tutto - della discutibile ipotesi di riforma della legge elettorale, che incide - indirettamente - sul funzionamento delle istituzioni democratiche del nostro Paese. Si può e si deve trovare un altro modo di cambiare il nostro Stato.
Forse alcune riforme apparentemente minori (dimezzamento del numero dei deputati e dei senatori, numero massimo di letture delle Camere, limite massimo della durata del processo di approvazione di una legge, "specializzazione" del Senato affinché intervenga solo su alcune questioni) possono aiutare la speditezza e l'efficienza del percorso legislativo molto più di una "Grande Riforma", che di grande sembra avere solo l'approssimazione.
Chiediamo alle parlamentari e ai parlamentari di maggioranza e opposizione di riflettere attentamente sui passi che stanno compiendo, e vagliarli con l'attenzione e lo spirito che meritano: non con la foga dell'urgenza, ma con il respiro della lunga veduta, assolutamente necessaria alle riforme costituzionali.
Francesco Maria Mariotti, Luciano Belli Paci, Felice Besostri, Daniele Bonifati, David Gentili, Giovanni Scirocco Paolo Zinna
http://noriformeimprovvisate. blogspot.it/
Siamo persone di diversa estrazione politica, e firmiamo assieme questo appello perché siamo preoccupate per le modalità con cui l'attuale Governo e la maggioranza del Parlamento stanno impostando le riforme istituzionali.
Sgombriamo il dubbio da una questione: nessuno mette in discussione la possibilità di migliorare la Costituzione italiana; non è con la retorica della "Costituzione più bella del mondo" che si fanno gli interessi del Paese e delle future generazioni, anche sul lungo periodo; in diversi punti la Costituzione può - e forse deve - essere migliorata.
Ma l'approssimazione con cui si sta conducendo la riforma del Senato è deleteria: l'ultima polemica di questi giorni - riguardante l'immunità per i nuovi senatori - al di là del merito della questione è indice di un percorso non curato, non consapevole delle diverse implicazioni di ogni singola scelta costituzionale, che deve essere attentamente vagliata dal punto di vista "sistemico".
Siamo passati in pochi mesi da un Senato che doveva rappresentare i Sindaci, a uno che dovrebbe rappresentare le Regioni, come se fosse la stessa cosa. Senza entrare nel merito di quale possa essere la scelta eventualmente migliore, ci rendiamo conto che stiamo facendo una opzione di sistema piuttosto improvvisata?
Si tenga anche conto - nel valutare il tutto - della discutibile ipotesi di riforma della legge elettorale, che incide - indirettamente - sul funzionamento delle istituzioni democratiche del nostro Paese. Si può e si deve trovare un altro modo di cambiare il nostro Stato.
Forse alcune riforme apparentemente minori (dimezzamento del numero dei deputati e dei senatori, numero massimo di letture delle Camere, limite massimo della durata del processo di approvazione di una legge, "specializzazione" del Senato affinché intervenga solo su alcune questioni) possono aiutare la speditezza e l'efficienza del percorso legislativo molto più di una "Grande Riforma", che di grande sembra avere solo l'approssimazione.
Chiediamo alle parlamentari e ai parlamentari di maggioranza e opposizione di riflettere attentamente sui passi che stanno compiendo, e vagliarli con l'attenzione e lo spirito che meritano: non con la foga dell'urgenza, ma con il respiro della lunga veduta, assolutamente necessaria alle riforme costituzionali.
Francesco Maria Mariotti, Luciano Belli Paci, Felice Besostri, Daniele Bonifati, David Gentili, Giovanni Scirocco Paolo Zinna
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