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23 giugno 2015

Chi denuncia non fa la spia!

"Duplice la lettura: o il ruolo di spia buona non è ancora entrato nel dna dei travet oppure tutto fila lascio". Così termina l'articolo di PM sul whistleblowing, pubblicato su la Repubblica. A parte il lapsus finale, mi irritano terribilmente i termini, spia buona, uniti assieme in una unica accezione, ambivalente. Fermo restando che la spia tradisce la fiducia di qualcuno, essere buona richiama ad un tradimento fatto per un presunto bene, un bene, possiamo intuire, collettivo. Con il whistleblowing non è in gioco alcun tradimento! Tradimento di chi e di quale patto? Forse esiste un patto tra i dipendenti pubblici in base al quale non ci si denuncia? Quando si denuncia una persona per un comportamento non in linea con le procedure o con il codice etico dei dipendenti pubblici e comunque un comportamento che è a rischio corruzione, non si tradisce nessuno. Il tradimento è compiuto da chi quel comportamento le mette in atto. Il tradimento dei doveri d'ufficio, il tradimento della fiducia dei colleghi.
"il Whistleblowing non decolla". Questo è l'altro messaggio che viene dato al lettore pigro che si ferma al titolo. Di per sè il numero di segnalazioni, 8, non è un dato, utile. Essendo il primo Comune ad applicare il Whistleblowing, non ci sono parametri. Personalmente avrei scommesso su un numero molto maggiore, me ne aspettavo molte soprattutto nel primo periodo. Molte più di otto. Ma questo non vuol dire nulla. Meglio così per certi versi. Non ci sono molti comportamenti a rischio corruzione da segnalare. Oppure bisogna pubblicizzarlo meglio. Oppure ancora renderlo di più facile utilizzo. O ancora promuovere una formazione specifica che possa motivare maggiormente i dipendenti. Ne parleremo in una prossima commissione antimafia, in cui, dedicando tempo e spazio necessari ad uno strumento così rivoluzionario, valuteremo risultati e prospettive. Alla luce del sole.