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28 luglio 2015

Il commissariamento previsto dal DL 90/2014 da affinare. Permane norma efficace contro le mafie e la corruzione

Torno sul tema appalti al centro di tre interviste: Rozza, dalla Chiesa e la replica ancora dell'assessore ai Lavori Pubblici.
Le White list sono efficaci, hanno il difetto che il giorno dopo la certificazione, il mafioso o il colluso può modificare l'assetto proprietario senza comunicare nulla oppure significative novità possono essere poste all'attenzione della Prefettura che ha dato il suo benestare all'iscrizione. Va anche detto che la Prefettura di Milano ha precisato, con una nota del 19 marzo scorso, che, a far data dal 25 giugno 2015, «condizione per l'aggiudicazione definitiva e la sottoscrizione dei contratti nei citati settori sarà l'effettiva iscrizione nelle white lists». Ottima scelta. Anche questa d'avanguardia. Anche il rating di legalità è un ottimo strumento. Ha in sé le stesse problematicità della white list. Però riguarda tutte le aziende, non solamente quelle che operano nei contratti a rischio. Basta avere un fatturato superiore ai 2 milioni di euro.
Difendo a spada tratta la nostra stazione appaltante i dati prodotti dall'assessore Rozza ne sono testimonianza, ne è testimone anche chi ha potuto cogliere l'enorme e attento lavoro svolto quotidianamente. Le interdittive sono strumento preventivo di grande efficacia. Rigoroso. Ultimamente utilizzato con grande coraggio dalla Prefettura di Milano.
Emergono fatti, dati, sospetti che nessuna stazione appaltante può possedere. Nessun bando potrebbere intercettare. Nessuna autocertificazione potrebbe sostituire l'interdittiva, perché sono atti legati all'analisi degli assetti proprietari, alle verifiche compiute in cantiere, ai collegamenti emersi dalle segnalazioni che provengono dal territorio in riferimento ai dirigenti dell'azienda, ma anche ai singoli addetti. Atti discrezionali, relativi a indizi di tentativi di infiltrazione mafiosa nell'azienda.
Bisogna però sollecitare l'attenzione di tutti su uno dei più importanti atti di lotta alla corruzione: il Decreto Legge 90 del giugno 2014. All’articolo 32 è previsto il commissariamento per quelle aziende i cui dirigenti sono stati coinvolti in inchieste di concussione o corruzione (fino a quel momento rimanevano in cantiere senza nessuna misura preventiva). Il commissariamento è previsto anche per le aziende oggetto di interdittiva antimafia emessa dal Prefetto. Questo vale per Expo, ma non solo.
Il commissariamento, nei casi di interdittiva antimafia, può essere avviato ove sussista l'urgente necessità di assicurare il completamento dell'esecuzione del contratto. L'azienda quindi non viene estromessa come dovrebbe essere, ma conclude i lavori. Questo è quanto potrebbe accedere nei casi citati nel primo articolo del 26 luglio. La Prefettura di Milano, laddove venga emessa interdittiva chiede esplicitamente alla stazione appaltante se vi siano le condizioni per il commissariamento. Ciò non toglie che se l'interdittiva giungesse anche da altre prefetture, per non mettere a rischio la conclusione dell'opera o del servizio, l'Amministrazione possa chiedere comunque il commissariamento e la prosecuzione dei lavori.
E' chiaro che l'azienda non può trarne profitto. E infatti il comma 7 dell’articolo 32 prevede che l’utile d’impresa derivante dalla conclusione dei contratti d’appalto per cui le aziende sono commissariate sia accantonato in un apposito fondo. Bisogna però ancora capire come si calcola questo utile. E successivamente capire a chi rimarrà l'utile. Alla stazione appaltante? Per ottemperare ai giusti doveri risarcitori delle aziende a cui non è stato aggiudicato l'appalto? Alla Prefettura? C'è ancora molto da fare, ma la strada intrapresa da Milano è quella giusta.