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23 febbraio 2016

E' online il Codice etico dello sport di Milano

E' online il Codice etico dello sport di Milano. Strumento in mano alle società sportive per autotutelarsi da interessi distorsivi, illegittimi e criminali.
Tutto nacque dal rogo dell'Iseo dell'ottobre 2011, appena giunti ad amministrare Milano.
Da allora tanta strada con Transparency Italia e Avviso Pubblico.
Lo sport, ma il calcio in particolare, fa gola alla mafia perché genera consenso e, facilmente, questo consenso può essere utilizzato a fini elettorali. Permette di avere rapporti consolidati, nei piccoli e medi comuni, con il Sindaco il Comandante della Stazione dei Carabinieri, diventare in breve un benefattore per il "bene" che le attività sportive generano dei ragazzi. Attorno al calcio circola molto denaro contante; vive anche delle sponsorizzazioni che possono facilitare la creazione del nero nei bilanci delle aziende che ci investono. Impegna parecchie risorse per la gestione, manutenzione e riqualificazione dei centri sportivi. Può dare lavoro, poco qualificato a chiunque, nel bar, nella custodia e manutenzione ordinaria del centro. 
Così era stato per i Flachi nel Centro Sportivo Ripamonti di via Iseo. D'altro canto la storia del clan Flachi e gli arresti del marzo 2011 e poi la lettera del Prefetto, la rescissione della concessione con la Milano sportiva Asd e poi, infine, il terribile incendio dell'ottobre di quell'anno, qualcosa hanno insegnato. E proprio da quella esperienza il Codice etico decollò. Ricordiamo le parole scritte nella sentenza della Corte del Tribunale di Milano presieduta da Aurelio Barazzetta: "Si può intuire, che il Centro sportivo Iseo fosse gestito da persone della congrega criminale che esercitavano una sostanziale egemonia su quella porzione di territorio della metropoli milanese. Essi decidevano sul personale da assumere, risolvevano le controversie, gestivano i servizi, incassavano i guadagni... La gente sapeva che per poter sperare in un posto di lavoro presso il Centro Iseo, doveva rivolgersi a Davide Flachi." 
Ora noi tutti siamo a conoscenza dei rischi. Siamo consapevoli. Abbiamo uno strumento in più in mano ad Amministrazione, concessionarie, territorio, soci e atleti.
Uno strumento che promuove la partecipazione effettiva dei soci. Promuove e rafforza l‘autoregolamentazione delle associazioni/società sportive. Assume un ruolo di autotutela per l'Amministrazione concedente gli spazi pubblici. Rafforza la percezione dello sport come luogo pulito e genera consapevolezza dei rischi che corre.
Si parte dal principio che piccole illegalità rendono ricattabile nel tempo una associazione/ società sportiva da parte di operatori senza scrupoli e l‘unico modo per non rendersi vulnerabili è vigilare affinché si attui il pieno e compiuto rispetto di ogni norma. I soggetti firmatari si impegnano a non veicolare in alcun modo attraverso le pratiche sportive quotidiane una mentalità in cui disattendere o aggirare le norme, per qualsivoglia ragione, abbia una sua legittimità, E poi indicazioni che tendono a salvaguardare la trasparenza, la effettiva partecipazione dei soci e quindi la reale democrazia interna per le associazioni sportive. Sottolineando che ogni associazione/società sportiva deve prestare particolare attenzione alla forma giuridica , impegnandosi a evitare commistioni o situazioni che ingenerino confusione, opacità e non corrispondenza fra fini perseguiti, mezzi prescelti. E poi la selezione di dirigenti, istruttori, allenatori e la trasparenza nei contratti e l'impegno a trattare grandi appalti per opere importanti di riqualificazione, alla stessa stregua degli appalti pubblici, perché poi quella piscina, quel palazzetto, rimarrà pubblico e deve essere costruito bene e da da aziende sane.
Uno strumento impegnativo. Lo troverete sul sito. Per ora non obbligatorio. Ma che io auspico divenga obbligatorio per ogni rinnovo e per il rilascio di fidejussioni pubbliche. Consapevole che non basta firmarlo, ma che si dovrà poi attraverso una solida alleanza tra Amministrazione, dirigenti, soci, atleti e territorio, controllarne l'adozione effettiva. La speranza è che Transparency, che ne ha parlato nel Global Corruption Report, ci aiuti ancora in questo ulteriore percorso.