(ANSA) - ROMA, 22 GIU - Dal settembre 2014, quando è partito,
fino al 31 maggio 2016 sono state 299 le segnalazioni giunte
all'Anac attraverso il whistleblowing, la procedura che consente
ai dipendenti di segnalare, con garanzia di riservatezza,
condotte illecite. A fornire i dati è stata oggi la stessa
Autorità nazionale anticorruzione che ha tracciato un primo
bilancio dell'istituto, indicando come sia la quantità sia la
qualità delle segnalazioni stia migliorando, anche se molto c'è
ancora da fare specie su quest'ultimo fronte.
Nel 2014, a partire dal mese di settembre quando in
applicazione del decreto 90 e del ruolo affidato all'Anac come
destinatario delle segnalazioni, ne giunsero 16 (circa 4 al
mese); nel 2015 furono 200 (17/mese); nei primi cinque mesi di
quest'anno 83 (17/mese).
Le segnalazioni - è stato spiegato nel
corso della conferenza stampa - provengono per lo più (oltre il
40%) dal Sud e da pubblici dipendenti (intorno al 70%). Molte
sono anonime, me il loro numero si riduce.
Contrario alla procedura Piercamillo Davigo. Il neo presidente dell'ANM, sei giorni fa, ad un convegno a Milano ha contestato il whistleblowing ricordando l'obbligo dei pubblici ufficiali a denunciare un reato di cui sia venuto a conoscenza. Laddove vi sia un comportamento omissivo o dilatorio, chi non denuncia viene sanzionato così come recita l'articolo 351 del c.p.. Davigo ha dichiarato che il Whistleblowing “è una cosa stucchevole, perché se parliamo di dipendenti pubblici questi hanno l’obbligo di denuncia“. “Stiamo parlando del nulla – ha specificato Davigo – tutto questo si può sintetizzare come fumo negli occhi“.
Fermo restando che capita, purtroppo, molto raramente di avere denunce da parte di pubblici ufficiali, il whistleblowing appare come strumento eccezionale di fronte a fenomeno emergenziale. Così come potrebbe essere definito anche l'agente provocatore (proposto da Davigo): strumento eccezionale di fronte ad un fenomeno diffuso ed emergenziale. Fenomeno che induce all'omertà, non tanto per convenienza, quanto per paura di essere non creduti, demansionati, mobbizzati, trasferiti. Al di là di questo c'è poi da ricordare che le segnalazioni non riguardano semplicemente fatti reato, ma anche comportamenti non in linea con le procedure interne, comportamenti non in linea con il codice etico dei dipendenti pubblici, suggerimenti. Una serie di elementi che possono addirittura prevenire il fatto corruttivo in sé.
Anac ricorda ancora nella sua relazione che nel corso dell'ultimo anno le segnalazioni hanno portato
nel 54% dei casi all'avvio di un'istruttoria da parte loro e nel 9% a procedure definite, a fronte di un 37% di
archiviazioni: nel 2014 la quota di segnalazioni sfociate in
istruttoria era stata del 6% e del 13% quelle definite, contro
l'81% di procedure archiviate.
Ventotto le segnalazioni al Comune di Roma, 21 a Palermo, zero a Firenze. Sono alcuni dei dati che
emergono dal bilancio tracciato sul whistleblowing dall'Anac,
con un focus su alcuni Comuni, enti e società.
A Milano si contano 13
segnalazioni lo scorso anno. Sul sito viene pubblicata la relazione annuale, nella quale troverete riassunte le segnalazioni e l'azione messa in atto dall'organismo di garanzia.
Tale organismo è aspetto peculiare del modello Milano: accoglie le segnalazioni e, quando queste sono circostanziate, e di interesse pubblico, avvia le indagini interne per valutarne la portata e stabilire quali azioni intraprendere laddove siano sostenute dall'evidenza di testimonianze o fatti; è composto da Roberto Montà (Sindaco di Grugliasco, presidente di Avviso pubblico), Virginio Carnevali (presidente di Transparency Italia) e Mariangela Zaccaria (vice segretario Generale del Comune di Milano), persone che godono di stima e riconoscibilità pubblica ed hanno anche un ruolo di grande prestigio.
Oltre ai Comuni, nel rapporto Anac sono censiti molti altri
enti: ad esempio l'Agenzia delle Entrate, con 156 segnalazioni
nel 2015 e 141 anonime; la Rai, con 65 segnalazioni nel 2014 e
54 nel 2015 e Finmeccanica con 26 lo scorso anno.