Chiederò ufficialmente al Sindaco di trovare un modo, coinvolgendo l'avvocatura, per allontanare dalla Fondazione Ca' Granda il presidente del Collegio dei revisori dei conti, Carlo Alberto Belloni. Colui che tentò di fermare (come scrive la Repubblica del 30 settembre u.s.) chi denunciò l'ex Presidente di FNM Achille, per aver distratto dalla società partecipata da Regione Lombardia e da Ferrovie dello Stato, poco meno di 430 mila euro. Colui che ha dovuto restituire a FNM decine di migliaia di euro. Colui che ad oggi, ha ancora 14 diversi incarichi in svariate società, alcune di diretta emanazione pubblica, mentre Andrea Franzoso, chi denunciò Achille e che non si fermò davanti ai consigli pressanti di Belloni, settimana prossima dovrà cercarsi un nuovo lavoro.
FNM, infatti, invece di valorizzarlo per la sua opera coraggiosa e retta di denuncia, gli ha dato il ben servito, dopo aver creato un contesto, così come scrive il magistrato del Tribunale del lavoro nella sua sentenza, "caratterizzato da prassi gestionali deteriori e soprattutto una serie di atti connotati da indebite pressioni, se non da intimidazioni, nei confronti del ricorrente". "È lo stesso Belloni che" ci dice Repubblica, "in un colloquio con Franzoso, registrato da quest'ultimo e allegato nel ricorso al giudice del lavoro, era stato abbastanza chiaro: «Con franchezza, te e Nocerino (l'altro funzionario della audit che aveva denunciato i fatti ai carabinieri) siete messi molto male». Eppoi, «Io vi avevo spiegato, sia a te che a Nocerino di non insistere sulla strada su cui stavate insistendo». Nell'ordinanza il magistrato, Pietro Martello, scrive ancora: "Dagli atti giudiziari presenti nel fascicolo di causa, infatti, emergono fatti che, ove accettati in sede processuale, sembrano avere un innegabile e marcato carattere di riprovevolezza tale da provocare la più viva indignazione e da giustificare ogni adeguata reazione".
Carlo Alberto Belloni non è la prima volta che viene ascoltato dai magistrati. Finisce, come ci racconta un altro vecchio articolo Repubblica del maggio 2005, negli atti giudiziari di un'altra inchiesta. Al telefono con Davide Boni dice: «Non capisce (Cocchiaro assessore indagato nell'inchiesta Gavio) la differenza che c'è tra una società e una vacca, cioè nel senso che l' unica cosa che capisce che sia la società che la vacca hanno le mammelle da mungere, continua a mungere le mammelle, ma se mungi le mammelle alla società devi trovare le mammelle per mungere... la vacca ce le ha già lì». Poi lo sfogo: «... Ma non esiste, hai dato centoventi noccioline a Cocchiaro e lui invece ce l' ha messa...».
Non fu rinviato a giudizio. Io penso però che non sia adatto a ricoprire un tale incarico. Non sarà semplice, perché le garanzie in Italia sono tante, spesso troppe, ma ritengo giusto provarci.