Un protocollo che riprende tutti gli elementi già positivi del Protocollo di Legalità sottoscritto il 13 febbraio 2012 da Expo 2015 S.p.A. e che aveva ottenuto importanti risultati prima e dopo Expo, ma manca di alcuni elementi che sono assolutamente da integrare: la sottoscrizione del Comune di Milano, di Assimpredil e di Assolombarda; il rinnovo del patto tra polizie locali dei Comuni coinvolti dall'area ex Expo per il controllo dei cantieri e del flusso di camion che da essi verrà creato; l'obbligo di adozione per i concessionari di Arexpo, sia da chi ha acquistato o acquisterà porzioni delle aree da essa possedute. Quest'ultimo punto il più urgente.
Il professor Giovanni Azzone presidente di Arexpo durante la seduta delle commissioni congiunte 18 -Antimafia e 5 -Affari Internazionali Post Expo Politiche Europee, convocata il 26 settembre ultimo scorso nel tardo pomeriggio, comunicava, rispondendo ad una mia domanda che "... da un punto di vista formale Non possiamo farlo applicare a qualcuno a cui abbiamo venduto una parte dell'area perché non ne siamo più proprietari quindi il caso del Galeazzi, e non possiamo farlo applicare in modo automatico a eventuali concessionari; però quello che abbiamo fatto è che nel contratto sottoscritto con il Galeazzi è previsto che il Galeazzi si doti di una strumentazione analoga a quella che abbiamo sviluppato per il protocollo di legalità. Quindi diciamo che abbiamo, nel momento in cui si è definito un contratto di gestione di un'area, posto delle condizioni che ci rendono confidenti sul fatto che le regole di riferimento siano le stesse. Lo stesso per quanto riguarda il bando sulla concessione nel bando: si prevede che un elemento qualificante per la valutazione delle offerte sia il sistema che i concessionari metteranno in piedi per assicurare il rispetto di queste regole."
Rischiamo di avere ampie aree e diversi appalti importanti non coperti dal Protocollo, nonostante l'intervento abbia una sua unicità e omogeneità non solamente per essere il sito in cui si è svolto Expo 2015, ma anche per la sua nuova vocazione individuata, che possiede fortissimi elementi di interesse pubblico, di innovazione e di spessore internazionale, nuova vetrina di Milano nel mondo, motivo per cui deve essere compiuto qualsiasi sforzo per prevenirla da fenomeni corruttivi e da interessi mafiosi.
La mia posizione, a parte il titolo, sbagliato, e a parte la mia appartenenza al Pd, oramai superata, mi sembra ben rappresentata nell'articolo pubblicato su Il Fatto, il 22 ottobre.