La relazione della DIA relativa al primo semestre 2018, presentata al Parlamento italiano, offre diversi spunti. A questo link trovate un'ottima sintesi redatta dall'Osservatorio parlamentare di Avviso pubblico. Io mi concentro su altro.
Un aspetto che mi ha colpito è la citazione, penso per la prima volta, della criminalità organizzata di matrice romana descritta come un'organizzazione ad alta "professionalità”
delinquenziale e con interrelazioni con gruppi di matrice straniera e con
sodalizi mafiosi nazionali.
E a Milano e in Lombardia? Qui comanda la 'ndrangheta.
1. I locali di 'ndrangheta in Lombardia erano 15 nel 2015, 18 nel 2016. E, ora, nella relazione semestrale, la DIA ne conta 27: Bollate; Cormano; Milano; Pavia; Corsico; Mariano Comense; Seregno
Desio; Rho; Pioltello; Legnano; Erba; Bresso; Limbiate; Canzo e Asso; Cermenate; Calolziocorte; Fino Mornasco; Appiano Gentile; Senna Comasco; Monza; Solaro; Lonate Pozzolo; Lecco; Lentate sul Seveso; Lumezzane; Voghera. La relazione ricorda anche che i collaboratori di giustizia nel 1994 ne avevano indicati 30 costituiti da un minimo
di 15 ad un massimo di 30 affiliati.
Lessicalmente, nel tempo, si è passati dall'uso del termine infiltrazione, causata dal confino degli anni 60 e 70, al termine radicamento e, infine, alla cosiddetta colonizzazione. Non si parla invece ancora di 'ndrangheta Lombarda, ma di criminalità organizzata calabrese. Fino a quando? Io considero arrivato il momento di usare questo termine, anche perché gli stessi 'ndranghetisti, chiamavano la Lombardia, l'organizzazione criminale gerarchicamente strutturata, suddivisa in locali, collegata e sottoposta al Crimine calabrese.
E' venuto il momento di pubblicare anche per le regioni del nord una cartina dei locali della 'ndrangheta Lombarda con i nomi delle famiglie predominanti come quella (a fianco) pubblicata per la Provincia di Reggio.
2, La DIA ha analizzato 898 Segnalazioni di Operazioni Sospette di riciclaggio inviate alla UIF da banche, intermediari, professionisti pubbliche amministrazioni. Il dato interessante è che 135 sono confluite nell’ambito di attività investigativa svolta dai Centri e Sezioni Operative della DIA sul
territorio nazionale. Di queste 43 segnalazioni sono confluite complessivamente in procedimenti penali instaurati presso le locali DDA e 49 in procedimenti per l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Anche Milano contribuisce ed è il Comune che in assoluto contribuisce di più. Anzi l'unica grande città che segnala.
Tra il 31/03/2014 ed il 31/12/2018 sono state segnalate 240 operazioni sospette di maggiore rilevanza e significatività, per un valore complessivo di € 64.941.034,00. Sono 184 le aziende segnalate alla UIF (Unità di Informazione Finanziaria) e 170 le persone fisiche. Per il momento, purtroppo, che io sappia, nessuna di queste segnalazioni è confluita in un procedimento penale.
3. Ultimo aspetto che mi sembra da evidenziare è il numero di professionisti condannati per 416 bis in Italia. Un numero elevato che si mantiene invariato negli ultimi anni: 300 in dodici mesi. 800 gli imprenditori, 500 le persone arrestate per 416 bis in attesa di occupazione e 500 gli operai. Gli “imprenditori” si attestano, così, intorno al 22%, gli “operai comuni” al 14%, le persone “in attesa di occupazione”
al 13,8% e i “liberi professionisti” intorno al 10,5% dell’intero campione: 31.417 persone arrestate e denunciate per 416 bis tra il 2008 e il 2018. Si conferma ancora una volta di più che la mafia crea un blocco sociale, interclassista, mettendo in rete classi tra loro diverse. Questa rete non è solamente al di fuori del sodalizio criminale, ma, come emerge dai dati, anche al suo interno. Se da un lato, infatti, la classe degli “imprenditori” si afferma su tutte le altre (con 6.954 persone coinvolte), dall’altro
il sistema attinge principalmente alle categorie degli “operai comuni” (con n. 4.422 soggetti), alle persone
“in attesa di occupazione” (n. 4.317) e ai “liberi professionisti” (n. 3.278)".