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2 giugno 2019

Il filo rosso che le lega la gioielleria di via Cavallotti al fallito attentato dell'Addaura

Vito Galatolo
A inizio aprile viene sequestrata una gioielleria a Milano riconducibile a Gaetano Fontana
La segnalazione era giunta dalla Polizia Locale di Milano, fino alla Questura di Palermo che propone e ottiene la misura, dal Tribunale per le Misure di prevenzione di Palermo
Gaetano Fontana aveva appena terminato una condanna per 416 bis (10 anni e 4 mesi emessa nel novembre 2011) aveva applicata una misura di prevenzione personale con l’obbligo di soggiorno a Milano per 3 anni divenuta definitiva nel maggio 2014.
Una città in cui ha fatto affari.
"Dal 2007 al 2017, scrive Riccardo Lo Verso sul mensile S,  il saldo fra flussi economici in entrata e in uscita è sempre stato negativo con una sperequazione di 365 mila euro. Nel 2011, anno dell’apertura della gioielleria, i Fontana dunque non avevano denaro sufficiente né per avviare l’attività commerciale, né per acquistare un immobile al quarto piano di via Rutilia 22, costato 270 mila euro. Immobile che nel 2019 è stato venduto 360 mila euro per comprarne altri due in via dei Bognetti. Costo dell’operazione: 420 mila euro, di cui una parte, secondo gli investigatori, pagata in contanti. Anche queste due case finite sotto sequestro".
Chi è Gaetano Fontana? Ci si muove all'interno della consorteria mafiosa dell’Acquasanta del Mandamento di Resuttana. Ne era considerato il reggente assieme al padre Stefano.
Stefano Fontana (padre di Gaetano) e Angelo Fontana (zio di Gaetano) sono i nipoti di Vincenzo Galatolo. Angelo Fontana era il figlio della sorella di Enzo Galatolo.


La prima condanna per Gaetano Fontana giunge per un reato che compie a sedici anni. Condannato a 7 anni di reclusione per concorso nell'omicidio di un piccolo spacciatore, Francesco Paolo Gaeta. Ad eseguire materialmente l'omicidio fu lo zio, che 18 anni dopo dichiara, da collaboratore di giustizia, di averlo fatto perché Gaeta aveva riconosciuto Angelo Galatolo sul luogo dell'attentato dell'Addaura (21 giugno 1989). Un omicidio, quello di Gaeta che molti paragonano a quello di Ilardo. Un omicidio inquietante, poco comprensibile, di un testimone scomodo, di un fallito attentato mai chiarito del tutto. Lo uccidono tre anni dopo i fatti: il primo settembre del 1992.
Angelo Fontana nelle sue dichiarazioni da pentito accusa lo zio Vincenzo e il cugino Angelo Galatolo di aver partecipato all'attentato dell'Addaura, procurando loro una condanna a 18 e 13 anni di carcere.
Peccato però che Angelo non fosse a Palermo, in quei giorni, ma a New York con l'obbligo di firma. Fontana nel febbraio 2014 ritratta, ma i Galatolo vengono comunque condannati come esecutori del tentativo di strage (oltre a Falcone era presente in villa anche Carla Del Ponte, magistrato svizzero). Al di là del passo falso di Angelo, la condanna giunge anche perché 21 anni dopo l'attentato, viene ritrovato il DNA di Galatolo su un maglietta lasciata lì sul luogo dell'attentato. Un classico.
I Galatolo sono pezzi da novanta nel panorama mafioso. Coinvolti nell'omicidio di Carlo Alberto dalla Chiesa. Ora la figlia di Enzo, Giovanna Galatolo, coinvolge il padre nella strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985, nel trapanese, pensata per uccidere il giudice Palermo e nella quale invece muoiono, casualmente, Barbara Rizzo e i suoi due figli Giuseppe e Salvatore Asta di 6 anni.
Pochi mesi dopo che Fontana ritratta, nel novembre 2014 anche Vincenzo Galatolo collabora.
Di Pizzolungo però non dice nulla. Ne parlerà, come abbiamo detto, sua figlia.
La strage di Pizzolungo è collegata ad altri eventi tragici. Non solo all'episodio dell'Addaura. Lo stesso esplosivo è usato nel dicembre 1984 sul treno rapido 904 (per il quale è stato condannato il cassiere della mafia siciliana Pippo Calò). E lo si è infine trovato anche in via D'Amelio il 19 luglio 1992.
Nonostante tutto quello che è accaduto, la Gioielleria dei Fontana apre i battenti nel febbraio 2012. Tre anni dopo che Angelo Fontana, lo zio di Gaetano, parla e accusa il superboss, Vincenzo Galatolo. Dove trovano tutti quei soldi? Come mai a Milano si sentono così sicuri, nonostante l'onta caduta sulla famiglia? C'è qualcuno che ha aiutato Michela Radogna e il convivente a far decollare una così importante iniziativa imprenditoriale?
Intanto Vito Galatolo si è vendicato: dalle sue dichiarazioni gli arresti di due settimane fa. In particolare Rita Fontana di Rozzano. Riciclava in caffè.