Quando il sindaco di Senago, Magda Beretta, tre anni e mezzo fa, gli ritirò le deleghe, il neo assessore, allora, oramai ex, dichiarò a Roberta Rampini de Il Giorno:
«Il sindaco ha piena fiducia nella mia persona, ma dopo il fango che mi hanno tirato addosso in questi giorni era inevitabile un provvedimento di questo tipo. Mi hanno sbattuto in prima pagina senza sapere il danno che hanno fatto a me e alla mia famiglia. È vero siamo molto conosciuti e ben inseriti a Senago ma siamo persone oneste, la gente che mi conosce sa chi sono, ma ora mi trattano come un mafioso perché mio fratello mi ha chiesto come era la procedura per mettere due tavolini davanti al bar».
Ecco le domande. A cui non ha ritenuto rispondere. Sono domande ovvie. Che chiunque si è posto.
E' bene ancora precisare che Gabriele Vitalone non è mai stato indagato. Ma in qualità di cittadino a cui sono affidati incarichi pubblici, ha il dovere istituzionale di dare delle risposte prima di riniziare il suo nuovo incarico politico.
La sua cacciata, non le sue dimissioni, erano inevitabili. Così lei diceva. Invece oggi si cambia idea. Cos'è cambiato rispetto ad allora, caro assessore?
Ecco le domande. A cui non ha ritenuto rispondere. Sono domande ovvie. Che chiunque si è posto.
Alla luce della condanna definitiva, è convinto ancora che suo fratello sia una persona onesta e seria? Se così è, perché non ha il coraggio di accusare i magistrati di aver condannato una persona innocente?
Se invece è oramai convinto che suo fratello è (stato) un mafioso, affiliato alla 'ndrangheta, cosa può dire ai cittadini di Senago che ora, proprio quando lo si è accertato definitivamente, hanno nuovamente lei come assessore in Giunta. Tra l'altro con la delega al commercio. Non ha nulla da dire o da garantire loro? Non prende un impegno specifico proprio per contrastare la 'ndrangheta nel territorio del comune che lei rappresenta? Oppure la 'ndrangheta non esiste?
Le domande, però, bisogna soprattutto rivolgerle al sindaco. E' lei la assoluta protagonista della vicenda. Senza di lei senza le sue scelte, di questa storia non ne parleremmo. Perché, allora, Sindaco Beretta, proprio ora decide di nominare nuovamente assessore Vitalone? Proprio quando la verità giudiziaria è stata certificata nelle aule di un tribunale?
Cos'è cambiato? Lo chiediamo anche a lei. Cos'è cambiato da allora che le ha fatto cambiare idea?
Lei ebbe modo di esprimere, al momento del ritiro delle deleghe un pensiero, quanto meno involuto che si trasformò, magicamente, in comunicato stampa. Lo sintetizzo: “il venir meno della “fiducia” sulla idoneità del nominato a rappresentare coerentemente gli indirizzi del Sindaco..." era da intendersi "...meramente finalizzato a salvaguardare la serena prosecuzione del mandato amministrativo che tende a tutelare l’interesse della collettività rappresentata per le comuni esigenze di trasparenza, imparzialità e buon andamento”.
Ora che il fratello di Gabriele, Giovanni Vitalone, è stato condannato definitivamente per associazione mafiosa e dopo che l'assessore non ha pubblicamente stigmatizzato quanto accaduto, prendendo le distanze da chi aveva così terribilmente macchiato il nome della sua famiglia, lei pensa ancora di tutelare l'interesse della collettività, avendo Vitalone assessore? Pensa di aver perseguito le esigenze di trasparenza e imparzialità dell'Istituzione che rappresenta, e ci dà la certezza di non aver compiuto questa scelta per tutelarsi, in vista delle prossime amministrative?
Ci spieghi bene. Qui non si scherza. la sua scelta ha un peso enorme. E vorrei capire bene perché lei abbia deciso di compierla. Spero, assieme a me molti altri.