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30 maggio 2022

Referendum 12 giugno 2022 - Voto no alla separazione delle carriere

Il 12 giugno andrò a votare. 
Non penso ritirerò tutte e 5 le schede. Ma penso sia un errore utilizzare disattenzione, disaffezione al voto, sfiducia nelle istituzioni, puntando a non raggiungere il quorum del 50% dei votanti per invalidare tutto. Sono troppo importanti i referendum per la democrazia italiana. E' bene salvaguardarli. Bisogna però dirsi chiaramente che ci sono alcuni quesiti che sono assurdi, troppo specifici, su cui viene posta un'enfasi priva di fondamenta.  Affrontati con piglio massimalista, sostenuti da una campagna a slogan, lanciati contro un elemento fondamentale dell'architrave su cui si basa la nostra democrazia: la magistratura. Per questi non penso di votare *.  Discorso diverso per il quesito sulla Severino a cui voterò si (qui trovate le mie motivazioni).

Sulla separazione delle carriere (scheda di colore giallo referendum n. 3) tra il magistrato giudicante e il pubblico ministero che porta avanti l'accusa, sono inflessibile. Voterò No. I motivi di chi ha proposto il referendum li ritrovo sul sito del Comitato promotore: "Basta con le porte girevoli, basta con i conflitti di interesse che spesso hanno dato luogo a vere e proprie persecuzioni contro cittadini innocenti"; "Si interrompa una contiguità che crea uno spirito corporativo". 

Un pensiero estremo. Irreale. Ricco di pregiudizi. Che getta sulla nostra democrazia delle ombre inquietanti. Ma, costoro, se argomentano così il si al quesito 3, come pensano sia stata gestita la Giustizia fino a oggi? In che paese sono convinti di avere vissuto?

Ma, poi. Perché mai questa idea. Chi rappresenta l'accusa o le indagini è dipendente dello Stato e cerca la verità. Non un colpevole ad ogni costo. Se lo fa è un'anomalia. Anzi i Pm possono chiedere anche l'assoluzione degli imputati. Mentre per gli avvocati difensori è impossibile chiederne la condanna.

Le riforme non si poggiano su anomalie, ma su principi sbagliati. E qui non mi pare proprio ci siano.

Trovo ingiurioso, pensare e indurre a pensare che separando le carriere, votando sì, ci sarà maggiore libertà di pensiero della magistratura giudicante. Se il problema è che un magistrato, conoscendo il Pm e incontrandolo spesso in tribunale, perde la lucidità per agire correttamente e professionalmente, cosa si può dire dei magistrati della Corte d'appello e della Cassazione che devono confermare o meno le sentenze dei loro colleghi? Anche loro dovrebbero avere carriere diverse? 

Volendo poi vedere con attenzione la questione, la possibilità di svolgere ruoli diversi apre la mente, ampliando la visuale. Proporrei anche la possibilità per gli avvocati di poter diventare magistrati sia requirenti, dell'accusa, sia giudicanti. Tra l'altro, uno dei problemi reali, è l'età del magistrato a inizio carriera. Molto giovane. Privo delle esperienze di vita necessarie per avere l'equilibrio per condurre un'indagine e, a maggior ragione, per giudicare.

Cercando di trovare delle soluzioni alla poca esperienza e difendendo il principio che più esperienze si vivono, maggiore sarà proprio l'equilibrio con cui si svolgerà il proprio ruolo, renderei il concorso per diventare magistrati accessibile solo dopo alcuni anni di avvocatura e il passaggio a Magistrato possibile per gli avvocati Cassazionisti. 

Infine diciamolo chiaro. Tra gli obiettivi di molti che voteranno sì c'è l'ipotesi di separare i Pm dai magistrati giudicanti per assoggettarli alla politica. Magari abolendo l'obbligatorietà dell'azione penale.

Una vittoria dei no al quesito 3 interromperebbe l'iter legislativo della riforma voluta dalla Ministra Cartabia e votata alla Camera, che non intercetta i principi a cui ho accennato e rappresenta una mediazione che non accontenta nessuno.

* Uno di questi è il quesito alla base del Referendum n. 5 (scheda di colore verde), che viene tradotto più o meno così: se togli l'obbligo delle firme abolisci le correnti. Totalmente falso. Senza firme si possono candidare tutti, ma le correnti possono tranquillamente esistere. La riforma Cartabia votata per il momento solo alla Camera, supererebbe comunque il quesito.

Altro quesito per il quale non vorrei ritirare la scheda è quello previsto dal Referendum n. 4 (scheda di colore grigio) che addirittura chiede ai cittadini di decidere se sia giusto che i Professori universitari e gli avvocati partecipino votando alle riunioni del consiglio direttivo che giudica l'operato dei giudici. Troppo di dettaglio. Se si ascolta lo slogan diffuso sui siti dei promotori, si comprende la strumentalità: "Contro la sovrapposizione tra controllore e controllato, che rende poco attendibili le valutazioni e favorisce la logica corporativa". Logica invece applicata per gli avvocati che vengono sottoposti alle valutazioni del proprio ordine senza che né i clienti, né i magistrati possano esprimere il proprio parere. Applicata anche per i giornalisti o gli psicologhi. La magistratura, tra l'altro, già prevede nel suo massimo organo il Csm già la presenza di membri non togati. proprio per la delicatezza del suo ruolo. Non c'è bisogno di aggiungere controllori cercando di mortificare un'intera professione.