Quando invece si parla di Lombardia il taglio è diverso. Ampio spazio viene dato al Sostituto Procuratore DDA di Brescia, Paolo SAVIO, che afferma che nel Nord come anche nel bresciano la criminalità organizzata non traffica direttamente in droga “…Non privilegia più la violenza anche se la violenza è una presenza immanente che aleggia sempre. Qui fa fatture false con il giubbotto antiproiettile e tre pistole infilate nella cintura … Al nord e nel nostro distretto, la mafia offre servizi alle imprese ed è partner di alcuni imprenditori e ogni struttura mafiosa agisce in modo diverso. .. A Brescia abbiamo una mafia militare, diventata mafia economica, che ha sostituito l’F24 al Kalashnikov”.
La stessa DDA di Milano, nel Bilancio di Responsabilità Sociale 2019-2020, sottolinea che ci si sta occupando sempre più di attività illecite (traffico di rifiuti, fatturazioni per operazioni inesistenti, truffe, false compensazioni di crediti tributari e ad altri reati di tipo fiscale/economico) meno tradizionali e più remunerative nel rapporto costi benefici stante anche la minore consistenza delle sanzioni previste, contestando l'aggravante di aver favorito un'organizzazione mafiosa o di aver utilizzato il metodo mafioso. Ma escludendo l'applicazione del 416 bis.
Eppure per ciò che riguarda il mercato della droga, la Lombardia rappresenterebbe da sempre uno degli snodi del mercato degli stupefacenti sia per la sua posizione geografica sia per la vicinanza con Malpensa. In particolare "nella città metropolitana di Milano il mercato della droga è apparso particolarmente resistente alle restrizioni adottate per il contenimento della pandemia e non accenna a diminuire in quanto a diffusione". Così si legge a pagina 270 della Relazione DIA.
Dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo sulle droghe di Lisbona (Emcdda), di fine inverno scorso, che riporta le analisi delle acque reflue di diverse città europee, si evince che tra il 2020 e il 2021, negli scarichi del capoluogo lombardo c’erano più tracce di cocaina di quante se ne sono ritrovate negli anni precedenti. Addirittura quasi il doppio di quanto fu rilevata nel 2015.
Dobbiamo anche considerare che, a oggi, mancano ancora i nomi dei colpevoli e il movente dell'omicidio di Paolo Salvaggio, broker della droga, di 60 anni, assassinato a Buccinasco, l'11 ottobre 2021. E mancano ancora i nomi dei colpevoli e il movente del tentato omicidio di Enzo Anghinelli, vivo per miracolo dopo un agguato in via Cadore a Milano, nell'aprile 2019. Personaggio già noto, arrestato nel novembre 2007 con 26 chili di cocaina pura al 90% che, secondo le indagini, sarebbero finiti nelle discoteche per il periodo natalizio. E ora l'omicidio di Vittorio Boiocchi.
Senza una chiave di lettura, precisa e certa, di questi fatti di sangue, forse è ancora prematuro sostenere che la mafia, almeno a Milano, abbia abbandonato definitivamente il Kalashnikov.