-->

10 ottobre 2022

Pietro Sanua. Un omicidio di 'ndrangheta che non ha ancora colpevoli

Chi ha eseguito l'assassinio di Pietro Sanua il 4 febbraio 1995? Qual è il movente? Ci sono e chi sono i mandanti? 

Com'è possibile che l'identikit del presunto killer visto fuggire dalla zona industriale di Trezzano sul Naviglio dove pochi istanti prima era stata data alle fiamme la Fiat Uno usata dagli assassini, salti fuori, improvvisamente, 27 anni dopo l'omicidio? Com'è possibile che sia scomparso dal fascicolo che il figlio Lorenzo ha visionato con la sua avvocata Ilaria Ramoni, quando tentarono una prima volta di riaprire le indagini poi archiviate? Neanche questa può rimanere senza risposta. E' stata rilanciata dal figlio Lorenzo in occasione della presentazione del libro sul Padre, scritto da Mattia Maestri, a cura di Cross, Osservatorio dell'Università degli Studi di Milano, avvenuta il 30 ottobre scorso in Casa della Memoria, con Eleonora Montani, curatrice della ricerca, alla presenza di Rosario Pantaleo Presidente della commissione consiliare antimafia di Milano. 

«Sono qui per scusarmi», così aveva detto la coordinatrice della Dda di Milano Alessandra Dolci, un anno fa. «Voglio scusarmi perché la magistratura che rappresento non è riuscita ancora a dare una risposta alla famiglia Sanua». Il procedimento per l'omicidio venne archiviato solo dopo pochi mesi, il 7 agosto 1995, su richiesta del Pubblico Ministero in quanto: "nonostante le indagini esperite, condotte con l'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali, intercettazioni telefoniche e individuazioni di più possibili moventi del gesto omicidario collegate alle mansioni svolte dalla persona offesa nell'ambito del commercio ambulante, non sono emersi elementi utili per l'identificazione dei responsabili o comunque per l'ulteriore prosecuzione nelle indagini preliminari."

Ora le indagini, riaperte ancora, su richiesta di Lorenzo, affiancato ora dagli avvocati Brigida e Repici, le sta seguendo proprio lei: Alessandra Dolci. Ci sono nuove speranze che partono dalla certezza che si tratti di omicidio di 'ndrangheta o che comunque la 'ndrangheta del corsichese abbia dato il proprio benestare. 

Sono diverse le piste da seguire. Lorenzo ha anche ricordato che un anno prima, nella primavera del 1994, "Mio padre ha avuto un diverbio in pubblico con Gaetano Suraci,... don Gaetano come veniva chiamato da alcuni in mercato". Già condannato a 14 anni per il sequestro di Carlo Alberghini, di Trezzano sul Naviglio, poi liberato nel 1976, dopo 78 giorni di prigionia in via Rismondo, detenuto all'interno di un magazzino del Suraci. Anche la moglie fu condannata. A 8 anni e mezzo.

Mattia Maestri nel suo bel libro propone tre ulteriori contesti nei quali, per il ruolo e la determinazione di Pietro Sanua. si sono generati forti attriti, tensioni e ostilità. I Motivi, gli scenari possibili. Così viene intitolato il capitolo dedicato al tema. Il primo scenario è rappresentato dalle sue denunce per le irregolarità nelle graduatorie per l’assegnazione ai fiorai delle postazioni fuori dai cimiteri nei giorni dedicati alle celebrazione dei defunti, denunciate anche come membro della Commissione comunale per la disciplina del commercio ambulante*. E' del luglio 1995 l'inchiesta che porto all'arresto di numerose persone corrotte in Polizia Locale e nel settore Commercio. Gli altri scenari sono indicati nell'Anva l'Associazione Nazionale Venditori Ambulanti (affiliata a Confesercenti), di cui era presidente provinciale e nei contrasti con l'Apeca. E nell'Ortomercato e con le presenze 'ndranghetiste.

*Una grande emozione E' stata una grande emozione. Aprire i faldoni, sfogliare i verbali della Commissione comunale per la disciplina del commercio ambulante e trovare il nome di Pietro Sanua. Una volta recuperati dagli archivi dell'assessorato al commercio, grazie ai funzionari e al dirigente Paolo Seris, era forse scontato. Però quando mi sono ritrovato con il foglio intestato Comune di Milano Componenti effettivi Sanua Pietro, lo, al fianco del figlio Lorenzo, è stata una vera emozione. Indimenticabile. E poi sfogliare e comprendere quante volte interveniva e metteva a verbale, una richiesta, una perplessità, una denuncia, una critica. Sull'aumento dei prezzi dei fiori, sulla presenza in commissione di persone che ne non avevano titolo, sulla regolarità delle estrazioni dei pochi "fortunati" che nei giorni dei morti potevano aprire il chiosco di fronte ai cimiteri. Sappiamo quanta determinazione in quei contesti ci vuole per mettere a verbale una dichiarazione. Non è e, soprattutto, non era semplice. Comunque mancano diversi verbali. Quelli relativi ai mesi precedenti l'omicidio non ci sono più. Persi. Un peccato Un vero peccato.