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30 novembre 2022

Smantellato il locale di 'ndrangheta di Rho. Cosa ricordare e cosa fare

Dall'indagine emergono alcuni elementi che è bene tenere in memoria:

  • Intimidazione e omertà. La 'ndrangheta non ha abbandonato la violenza, l'intimidazione, il controllo del territorio in Lombardia. Emerge dall'indagine della Polizia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato in carcere 49 persone, smantellando il locale di 'ndrangheta di Rho  Per di più, di fronte a minacce ed estorsioni della famiglia Bandiera, «l’omertà era assoluta».  La pm Alessandra Cerreti ha dichiarato che «Ci siamo imbattuti in una decina di episodi di estorsione e in almeno 5 episodi di minacce gravi, alcune solo perché le vittime avevano mancato di rispetto. Nessuno ha denunciato». 

  • 'ndranghetisti mediatori sociali. Gli 'ndranghetisti «erano punti di riferimento sul territorio per la popolazione. La gente comune andava da loro per risolvere beghe di condominio, banali liti. La protezione richiesta da un condomino residente nello stesso condominio di via Carroccio per evitare il danneggiamento della propria autovettura. L'intervento richiesto per risolvere una questione riguardante il furto di una bicicletta ad un uomo di Pogliano Milanese (MI).

  • Gli albanesi sempre presenti. Nel momento in cui i Bandiera, all'interno dello stesso locale di 'ndrangheta vengono ai ferri corti con la famiglia dei Curinga che pretendeva il saldo della pagamento di una piccola partita di cocaina, emerge che il fornitore della suddetta sostanza stupefacente sequestrata sarebbe un gruppo di albanesi “prima era calabresi, mo' sono albanesi che gli hanno dato la roba”. 
  • Carabiniere connivente. Quando Cristian Bandiera, è stato arrestato per aver ucciso Avrani Artim, albanese di 38 anni e per questo è stato condannato a soli 16 anni di reclusione un carabiniere è stato filmato dalle telecamere all’interno del pub mentre, sulla scena del delitto, raccoglieva i bossoli e la cartucce inesplose, per sviare le indagini. 
  • Un capo donna. Caterina Giancotti, 45 anni è finita in carcere con l'accusa di avere avuto un «ruolo di organizzatore» nel clan della ndrangheta di Rho, nel milanese. A dirigere gli uomini del clan, gestire il traffico di droga e minacciare al telefono i creditori inadempienti c'era lei.
Cosa bisogne fare:

  1. Sportelli di ascolto vittime. L'importanza di moltiplicare luoghi nei quali le vittime possono trovare rifugio, essere protette e accompagnate alla denuncia deve diventare priorità. La Regione Lombardia non ha più aiutato i comuni per aprirne sul territorio, interrompendo il rifinanziamento del bando che destinava fondi agli sportelli diffusi.
  2. Fondo regione Lombardia più accessibile. Inoltre bisogna rendere accessibile il fondo che Regione Lombardia, sulla carta, mette a disposizione delle vittime di usura e estorsione. Praticamente nessuno riceve quelle risorse.