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16 aprile 2023

Attenzione! Così si rischia di disincentivare il Whistleblower. E non ne abbiamo bisogno.

Franco Toffoletto, nel suo articolo, comparso su I focus del Sole 24 Ore di Giovedì 13 Aprile 2023, rischia di disincentivare l'utilizzo del  Whistleblowing. 
L'articolo inizia proprio male, parlando dell'introduzione della « ... "delazione protetta" (whistleblow significa "spifferare")». Innanzi tutto il termine spifferare non traduce il termine inglese whistleblowing. Tantomeno delazione protetta. 
Guarda caso nella lingua italiana ci sono pochi termini che indicano con accezione positiva chi segnala un abuso. Mentre molti altri rappresentano questo fenomeno in chiave fortemente negativa. Uno di questi è delatore: "Chi per lucro, per vendetta, per servilismo, denunzia segretamente altri a una autorità, spec. giudiziaria, militare o politica".
Ma c'è anche infame, più greve. Piuttosto che licofante, più arcaico e dotto. 
In realtà Whistleblower è chi fischia nel fischietto, non nell'orecchio. Lo fa utilizzando i canali che si prevedono per aiutarlo. Non lo si costringe a gridarlo in corridoio. Questo perché, soprattutto in Italia, e i casi sono numerosi, chi denuncia rischia di essere, isolato, demansionato, mobbizzato. Assurdo eh? Altro che gridare in corridoio.
L'articolo di Toffoletto nasce dalla pubblicazione del Dlgs 24/2023 che ha attuato la direttiva europea 2019/1937, che estende la disciplina del whistleblowing alle aziende private che occupino almeno 50 dipendenti. Ci tiene a precisare, ed è qui il vero cuore dell'articolo, che «... garantire la riservatezza non significa l'obbligo di prendere in considerazione segnalazioni anonime, di cui l'articolo 333 del Codice di procedura penale vieta sia fatto "alcun uso". E l'articolo 240 vieta di acquisire o utilizzare «documenti che contengano dichiarazioni anonime. È un principio di civiltà giuridica. Scrive con forza.

In realtà il Codice di procedura penale non c'entra nulla con il Whistleblowing. La segnalazione non è un esposto, né una denuncia all'autorità giudiziaria. Può essere utilizzata per. Ma non lo è. E perché una segnalazione anonima, circiostanziata, non deve essere presa in considerazione? Per la vecchia cultura italica? Ok. Hai denunciato. Però devi metterci la faccia! Se no io il dirigente non lo indago per corruzione tra privati. Troppo comodo così!

"Ciò va sottolineato con molta enfasi". Insiste Toffoletto. Il segnalante, secondo l'autore dell'articolo, deve firmare la segnalazione, ma anche deve dare "immediatamente l'indicazione dei supporti probatori atti a un giudizio di verosimiglianza". 

Tranquillizzo Toffoletto. In Comune a Milano ci sono molte meno segnalazioni di quante immaginavamo. E la platea è vastissima: oltre ai 15 mila dipendenti pubblici anche tutti i dipendenti, collaboratori, subappaltatori delle aziende contrattualizzate. Per quanto so io nessuna categorizzata come diffamante. Lasciamo stare quando Toffoletto parla di vendette personali. Come si fa a capire se lo siano o meno. Partendo dalla veridicità della segnalazione. Ci vorrebbero almeno 6 7 sedute dallo psicoterapeuta. Magari l'ipnosi.