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12 dicembre 2023

La Mafia albanese in Italia. Alti e bassi di un fenomeno criminale in crescita

Periodo nero per la mafia albanese in Italia? Non proprio.
E' notizia di questi giorni la fuga di Dorian Petoku, albanese, 34 anni, al servizio di Fabrizio Piscitelli «Diabolik», ex capo della curva laziale, assassinato nell'agosto 2020. Fuggito il 7 dicembre scorso da un centro di recupero a Nola, in provincia di Napoli. 
Ci era finito perché tossicodipendente, nonostante il parere contrario della procura e dopo solo un anno passato dei 12 a cui era stato condannato a seguito dell’inchiesta Grande raccordo criminale. 
Il 25 agosto invece, veniva arrestato, in Albania, Dodaj "Edi" Edmond, 42enne ricercato in Italia dal 2013, condannato a 15 anni di carcere per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Al vertice tra il 2006 e il 2008 di una organizzazione radicata a Milano che si occupava di importare dai Paesi Bassi tonnellate di cocaina. 

Il 7 settembre, invece, veniva estradato Alket Hatija, 50enne, anche lui albanese, condannato a 20 anni di carcere, capace di portare in un solo anno, tra il 2003 e il 2004, 340 chili di eroina e 200 chili di cocaina a Milano, per un valore di 45 milioni di euro almeno. 

A Milano a metà ottobre un'indagine enorme, passata via, senza lasciare particolare traccia negli organi di stampa: 58 arresti, 128 milioni di euro sequestrati, per un traffico di droga che vede consorziati pezzi della criminalità albanese, servizi bancari abusivi gestiti da soggetti di nazionalità cinese, che con il metodo fei’chi en, trasferiscono milioni di euro dall'Italia alla Spagna e due fratelli italiani già coinvolti in un'altra indagine per traffico internazionale che portò all'arresto di Rosario D'Onofrio, ex Procuratore dell'AIA, l'associazione Italiana Arbitri.

Il Procuratore Capo di Milano Marcello Viola, durante la seduta del Seduta n. 7 di Martedì 1 agosto 2023, della Commissione parlamentare antimafia lo aveva detto: "In Lombardia agiscono anche quelle comunemente definite «nuove mafie, ... per esempio albanesi. In alcune parti del territorio, la criminalità albanese sembra aver assunto una forma di monopolio o comunque di preponderanza operativa nella gestione delle attività di distribuzione degli stupefacenti". Della mafia albanese avevo scritto ad aprile 2022.

Oggi i clan albanesi difficilmente lasciano traccia dei proventi delle attività criminali. I guadagni milionari vengono fatti entrare in patria dove molti dei broker e narcotrafficanti hanno costruito interi villaggi e resort di lusso. Beni molto più complicati da raggiungere con ordini di confisca di natura internazionale. Però, non si può portare alla memoria una inchiesta che rappresenta forse una svolta: l'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex direttore dell'Agenzia delle Dogane Marcello Minenna, figlia due distinte ordinanze di custodia cautelare: una proposta dalla Procura di Forlì, l'altra della Dda di Bologna. Ne avevo già scritto a giugno scorso.

Il punto di contatto delle due indagini è Gianluca Pini, forlivese, fondatore della Lega, ex deputato per 3 legislature dal 2006 al 2018, accusato di corruzione e frode per aver messo in circolazione mascherine cinesi senza certificazione, "lucrando sulla crisi pandemica". 

E' lui che contatterebbe Minenna per avere la possibilità di far entrare le mascherine in Italia promettendogli che la Lega lo avrebbe ricandidato a direttore delle dogane e ai monopoli, a lui conferito in quota 5 Stelle, durante il governo gialloverde.

E' lui che è accusato di essere in collegamento con un altro imprenditore forlivese che avrebbe invece messo in campo le sue conoscenze legate alla malavita albanese e al narcotraffico "per approvvigionarsi di denaro da reinvestire in attività formalmente lecite o l'acquisto di immobili". 

Ecco l'aspetto che vogliamo sottolineare. La mafia albanese a Forlì ricicla utilizzando un imprenditore italiano. 

E' una novità assoluta. Non mi ricordo una notizia simile. La mafia albanese da anni cresce nella gestione dello spaccio di droga. Ma a parte qualche sospetto di riciclaggio nel calcio o nella ristorazione, non avevo mai letto di un indagine che individuasse gravi indizi di un legame tra il gruppo criminale e l'imprenditoria italiana.

E' oggettivamente un salto di qualità per la Mafja Shqiptare. Così come viene denominata oltre adriatico.