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29 febbraio 2024

Le liste degli impresentabili, le ovvietà (mai tali) e gli eccessi (dannosi)

Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia, annuncia l'intenzione di voler modificare il Codice di autoregolamentazione delle candidature. Le modifiche riguarderebbero "il quarto grado per i reati di mafia". 

Istituito nel 2014, voluto da Rosy Bindi, il codice si applica a tutti i tipi di elezione e “suggerisce” l'esclusione dalle liste di chi sulla base ad alcuni criteri il più possibile oggettivi (precedenti penali), viene definito, giornalisticamente, impresentabile. 

Non ha un valore legislativo rispetto ai criteri relativi alla incandidabilità e ineleggibilità  e i partiti aderiscono volontariamente. 

"Pongo una questione etica” ha sostenuto Colosimo, “che è diversa da quella morale (faccio fatica a capire differenza NDR). Non possiamo essere una sorta di Santa inquisizione, ma dobbiamo essere un argine insuperabile per i mafiosi". Proprio sulle liste di proscrizione ci si è scontrati in passato e duramente, tra partiti. E pare che Colisimo voglia sorprendentemente esagerare. "Il vincolo familistico" dice Colosimo, "è essenziale per la criminalità organizzata... Le responsabilità penali sono e restano personali. Ma se tuo fratello o chi per lui è un esponente della criminalità organizzata tu devi provare che non lavori per lui". 

La proposta non la si capisce nel dettaglio. Si intuisce che chi abbia parenti mafiosi non possa essere candidato (così è stata interpretata e criticata da Forza Italia) oppure debba superare delle prove specifiche per poterlo fare. Nel passato ho criticato chi, parente di persone condannate per mafia, non aveva dichiarato in sede di candidatura questo legame. Non aveva precedenti, ma era grave non avesse detto nulla a nessuno. Tanto grave quanto, chi sapendolo, non gli ha chiesto nulla da dichiarare pubblicamente agli elettori.

Sono convinto che un parente di mafioso, come fece Peppino Impastato, se si vuole candidare, lo possa fare e sono convinto sia un errore non candidarsi unicamente per la parentela. Senza neanche tirare in mezzo la responsabilità penale personale richiamata dalla Costituzione.

E’ fondamentale però che tutti sappiano la parentela tra candidato e mafioso, già in campagna elettorale. In piena trasparenza e assunzione di responsabilità. Proprio per questo legame sarà lui il paladino del contrasto agli interessi criminali mafiosi in quella lista!

Se ciò non accade allora, si, che è grave. Per questo i partiti dovrebbero prevedere nei propri codici etici, un giusto motivo per allontanare il candidato o l’eletto, rimuovendolo da qualsiasi incarico, se non ha dichiarato pubblicamente e preventivamente all’elezione o alla nomina di quel legame famigliare