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17 marzo 2024

Marco Ferdica: la Curva Nord come un'azienda... serve leadership per guidare così tante persone, ... chi ha fatto un percorso “dalla strada” è avvantaggiato»

Il giorno dopo l'audizione a porte chiuse in Commissione antimafia consiliare di Adriano Raffaelli, Presidente dell'organismo di vigilanza e garanzia Inter e Gianluca Cameruccio, Senior Security Manager per discutere delle notizie comparse sull'articolo di Davide Milosa Il sistema Curva Nord Milano: finte onlus. affari e criminalità del 17 gennaio 2024, leggiamo l'intervista sul Corriere della Sera al capo ultrà dell'Inter, Marco Ferdica, precedenti per droga «portavoce» dei 7.600 tifosi della Nord.

Intervista molto interessante.

Ferdica ci dice che la Curva Nord si autofinanzia con il merchandising, la fanzine venduta fuori dallo stadio, raccolte fondi. Gli avanzano pure, a tal punto che fanno iniziative con una associazione, “We are Milano” che collabora con don Mazzi. 

Ammette che rivendono i biglietti cosa penso illegale. Li rivendono «tramite noi». Noi chi? Non si capisce. C'è un piccolissimo ricarico da 10 euro. Probabilmente anche per le partite di Champions. Ma non viene spiegato. A me pare bagarinaggio.

Ci dice che lui non fa di lavoro il leader di Curva Nord. Lui si occupa di tutt'altro. Niente popò di meno che di servizi di lusso per turisti a Ibiza. Anche se, sconsolato, ci dice che la gestione della curva oggi è come quella di una azienda. Ma lui lo fa gratis. Ci garantisce però, che con il rimborso spese, non va sotto a fine mese. 

Lui e Andrea Beretta, presente nell'intervista, rivendicano l'amicizia con Antonio Bellocco, condannato per associazione mafiosa. E addirittura attaccano: «Questa vicenda è già stata strumentalizzata abbastanza» Da chi? Non si capisce. E garantiscono che la famiglia Bellocco non c'entra nulla con lo stadio. Garantiscono quindi che questa amicizia non permette a Ferdica di essere il capo della Nord, né a Bellocco di governare. Perché un Bellocco. Ricordiamolo. Non fa la comparsata in curva.

Ci garantisce che l'omicidio di Vittorio Boiocchi nonostante anticipi che non ne vuole parlare per il rispetto che nutre per la famiglia, non c'entra con lo stadio. Assolve il tifo organizzato. Un sospiro di sollievo. 

Ci garantisce infine che in curva non c’è spaccio di droga. E che la Curva non ha alcun rapporto con paninari e parcheggi. 

Ammette l'errore di aver cacciato le famiglie dalla curva per onorare Boiocchi. Confonde la vendetta con la difesa. Giustificando la violenza e le aggressioni: «... un conto è attaccare, uno è difendersi. ... Se si viene a Milano ad attaccare i tifosi, ovviamente c’è una reazione. È successo anche in Inter-Juve».

A me non ha convinto. Non so voi.