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2 giugno 2024

Contro la separazione delle carriere in magistratura!

Rimango fermamente contrario alla separazione delle carriere.  Nella fantasia di chi la propone dovrebbe essere una Riforma Costituzionale che offre maggiori garanzie per avere un giudice terzo e imparziale. Sono convinti che ora i magistrati giudicanti, appartenendo allo stesso ordine dei magistrati requirenti (i pubblici ministeri o pm) siano fortemente influenzati e alla fine decidano danneggiando l'imputato. Un'idea di democrazia malsana. Incompiuta. Direi quasi corrotta. Sappiamo invece quanti pesi e contrappesi rendono particolarmente lungo e complesso, a garanzia della ricerca della verità, l'iter del procedimento penale. E il pm non ha il compito di sostenere l'accusa a qualsiasi costo. Ma di giungere alla verità e ha la possibilità anche di chiedere l'assoluzione dell'imputato. Se pensiamo che i Pm influenzino la magistratura giudicante cosa dovremmo dire dei magistrati di primo grado e d'appello? Quelli che dovrebbero confermare o riformare le sentenze in secondo grado di giudizio. Non si influenzeranno appartenendo allo stesso ordine? Non si capisce perché seguendo la stessa logica, a garanzia della terzietà, anche loro non debbano avere concorsi diverse e carriere separate.

In realtà la magistratura giudicante e anche quella requirente o inquirente dovrebbero essere più permeabili. Per esempio dovrebbe essere molto più semplice per un avvocato di esperienza, svolgere le funzioni di un magistrato. L'esperienza professionale come difensore, anche di parte civile, garantirebbe sì un maggior meticciato di culture, storie e sensibilità.

Inoltre, individuerei nella riforma della custodia cautelare un elemento di debolezza nelle garanzie che si devono assolutamente offrire all'indagato. Mi pare incomprensibile che le esigenze di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari, possano essere accolte o meno a distanza anche di qualche mese dalla richiesta. Un conto è una convalida d'arresto. Un altro conto una richiesta che, per la sua complessità viene valutata a distanza di tempo. Magari anche quando è stata rigettata una prima volta e la segretezza dell'indagine è chiaramente venuta meno. Oppure quando la richiesta di misura cautelare, giunge al termine di una indagine in cui era già stato emesso un avviso di garanzia.

Puntare sulla separazione, in realtà, non raggiunge l'obiettivo per cui viene pensata e offre il fianco a chi desidera che i pubblici ministeri, all'americana, escano dalla definizione di potere autonomo e indipendente, rientrando sotto il controllo della politica. Chi desidera questo sta cercando anche di superare l'obbligatorietà dell'azione penale. Principio sacrosanto, da garantire con un adeguato supporto di uomini e mezzi, da sostituire, secondo i fautori della separazione delle carriere, con la possibilità di individuare quali reati perseguire per primi.  

Priorità anche in questo caso decise dalla politica, che rischia di essere un potere straripante, che influenzerà il servizio della giustizia, minando coì l'architrave delle civiltà più evolute: la separazione e l'autonomia dei tre poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario.